Le prime delusioni del liceo mi hanno insegnato a fingere di non vedere, ad ignorare tutto, eppure a 16 anni mi accorgo che il mondo è un posto violento.
Forse posso ignorare quello che succede su larga scala, le guerre, le emigrazioni, ma quando la violenza cade proprio vicino a me, scopro una volta tanto che la mediocrità può anche essere una piaga collettiva.
In tutto questo, all’improvviso il professore di italiano del liceo inizia a premiare i miei temi, in maniera automatica, quasi a prescindere dal contenuto, e questo basta a farmi montare ancora una volta la testa. Una nuova ebbrezza mi prende, e la scrittura sembra la strada per uscire dal labirinto.
Anche perchè nello stesso periodo inizio uno scambio di lettere molto intime con un compagno di classe che quell’anno si trova all’estero. Qualcosa di nuovo, di inedito, forse una speranza.
Ma cosa succederà quando quel ragazzo tornerà in Italia? Una volta che saremo di nuovo uno di fronte all’altro?
Il liceo intanto si avvicina alla conclusione, e io arrivo agli esami con una fiducia quasi mistica nella scrittura.
Le parole mi hanno tradito una volta, lo faranno di nuovo?