Quando inizia il liceo io sono confuso, e subito capisco che la musica sta cambiando.
Per cominciare scopro che nella mia classe ci sono tante persone intelligenti, e non sono più sicuro di sapere tante cose.
Il primo istinto è dare la colpa a qualcuno, e allora una voce dentro di me mi dice che quell’ultima chiacchierata col prete forse un po di disagio me l’ha trasmessa, perchè chissà, magari è anche colpa sua se ho deciso di abbandonare qualsiasi percorso spirituale.
La parola d’ordine però è non chiedere aiuto, non confrontarsi, non condividere nulla. Devo farcela da solo, perchè nessuno può aiutarmi.
Certo, devo contare solo sulle mie forze. Solo che a questo punto anche le parole iniziano a tradirmi. Non sono più i tempi felici dei compiti di italiano delle elementare. Adesso mi capita spesso di dire cose fuori luogo, e in alcuni casi finisco col ferire le persone che mi stanno intorno.
Insieme a tutto questo devo anche fare i conti con il mio corpo, come se per la prima volta mi rendessi conto di averne uno.
Le mie relazioni, la mia capacità di stare in mezzo agli altri, sono compromesse da questa serie di frustrazioni che mi cadono addosso all’improvviso.